Nel suo libro “Gli uomini che fecero l’Italia”, Giovanni Spadolini citava Vittorio Alfieri che descriveva la situazione confusa e di fragilità del suo tempo in questi termini “molto parlare, poco pensare, nulla operare”.
Rileggendolo recentemente mi è sorto il dubbio che, per quanto riguarda il SSN italiano, ci troviamo in una situazione analoga di cui mi sento in parte colpevole: troppi convegni, seminari, congressi, workshop, tavole rotonde nelle quali si ripetono più o meno le stesse cose, scarsa elaborazione di idee veramente innovative e realistiche, nulla capacità di decidere e di operare in modo diverso.
Forse questa situazione è causata o almeno accentuata da un altro fenomeno dei tempi moderni che può essere sintetizzato in questi termini: molti dati e informazioni, poche proposte semplicistiche o riduttivistiche, nulla (o quasi) capacità di valutare la fattibilità.
Per uscire dalla trappola di quella che può essere definita come “paralisi da eccesso di analisi”, occorrono due tipi di atteggiamenti.
Il primo consiste nel cogliere i fattori più rilevanti della crisi, ossia sviluppare il pensiero critico e del discernimento.
Il secondo consiste nell’adottare la logica del cambiamento al posto di quella delle “soluzioni ottimali”. Infatti, non tutto ciò che è scientificamente e tecnicamente possibile e socialmente auspicabile è economicamente sostenibile, politicamente vantaggioso, concretamente fattibile.
Richiamare l’art.32 della Costituzione (la salute come diritto fondamentale della persona) e l’importanza di avere un servizio nazionale è sicuramente positivo e per certi aspetti gratificante, ma significa fermarsi al primo stadio della catena trascurando il lungo percorso che porta dai principi astratti alla concreta attuazione degli stessi, ed è noto che il mondo ideale è sempre lontano dal mondo reale.