Dall’odore di disinfettante al profumo di gelsomino: ripensare i luoghi di cura
Di Giuseppe Orzati – ilmagazine.news
“Il mio ufficio profuma di gelsomino, il tuo?” mi domandava Stefano Zaccaria per dirmi che i luoghi, le situazioni occorre viverle con i sensi, con gli occhi, con l’olfatto, con il tatto e l’udito. Vivere la vita.
Se entriamo in un ambulatorio e sentiamo odore di disinfettante, mura bianche, metallo… Mirtillo, il mio barboncino nano trema appena entra dal veterinario. Ma come devono essere gli ospedali per essere luoghi di cura anche solo per come si presentano ai sensi?
L’Ospedale che Cura Attraverso l’Ambiente
Mario Napoli propone l’arte che cura. Da questa visione nasce la collaborazione tra ASL4 e Satura APS, che permetterà di esporre opere d’arte nelle strutture sociosanitarie, a partire dal Punto Unico di Accesso (PUA) della Casa di Comunità di Chiavari. L’obiettivo è quello di rendere gli ambienti meno asettici e più accoglienti, favorendo un’atmosfera di benessere che possa migliorare l’esperienza dei pazienti e dei loro familiari, degli operatori e degli utenti.
Antonio Barretta ci racconta di ospedali in Cina dove si espongono pitture, opere d’arte perché l’ospedale non può essere anche nei simboli il luogo della sofferenza per sottolineare la situazione del paziente (=che patisce), ma insieme a lui patisce anche chi ci lavora.
L’ambiente ospedaliero tradizionale – corridoi anonimi, luci al neon, superfici sterili – comunica inconsciamente un messaggio di malattia, freddezza e distacco. Ma se trasformassimo questi spazi? Se ogni reparto diventasse un ambiente di cura integrale, dove l’architettura stessa partecipa al processo di guarigione?
La Scienza Conferma: L’Ambiente Cura
Sono stati realizzati 900 studi in 30 Paesi, fra cui Gran Bretagna, Finlandia, Svezia e Norvegia. Questi studi confermano che l’integrazione dell’arte negli ambienti sanitari può ridurre lo stress, migliorare la risposta immunitaria dei pazienti e favorire la tolleranza ai trattamenti. Una revisione dell’OMS riporta circa tremila studi a favore del ruolo positivo dell’arte nella prevenzione, nel supporto e nella cura di diverse patologie.
L’arte tocca l’anima, come testimoniano i casi di sindrome di Stendhal, ma può essere anche un potente alleato del benessere.
In Inghilterra da oltre 20 anni ci sono prescrizioni di cultura. Il National Health Service britannico documenta come la trasformazione degli ambienti sanitari produca risultati concreti: i dati britannici evidenziano un calo del 37% delle visite dal medico e del 17% dei ricoveri.
La Situazione Italiana: Un Patrimonio da Valorizzare
L’arte che cura è una realtà in diversi Paesi, meno ricchi del nostro di capolavori e bellezza. In Italia, dal 2010 circa, sono nati diversi progetti per inserire l’arte negli ospedali, con l’obiettivo di rendere la permanenza dei pazienti meno deprimente e rafforzare la loro resilienza. Tali iniziative sono spesso guidate da medici che credono nel valore terapeutico dell’arte e si stanno affermando come parte integrante del percorso di cura.
In questo contesto si inserisce anche la proposta di Antonio Debelvis sulla social prescription, un modello che prevede la prescrizione di attività sociali e culturali come parte integrante del percorso terapeutico, adattando all’Italia le migliori pratiche internazionali.
Mentre altri paesi devono investire nella creazione di ambienti artistici terapeutici, l’Italia può attingere a un patrimonio già esistente per trasformare i propri ospedali.
I Benefici dell’Arteterapia in Oncologia
L’arteterapia è riconosciuta come strumento efficace per migliorare il benessere mentale dei pazienti oncologici, in particolare per quelli affetti da depressione. Studi recenti confermano che l’arteterapia può alleviare i sintomi depressivi, migliorare la qualità della vita e favorire la diagnosi precoce dei disturbi psicologici nei pazienti oncologici. Gli effetti positivi sono documentati anche nelle cure palliative e nei pazienti pediatrici.
Il Progetto Art4ART: L’Eccellenza del Gemelli
Una esperienza significativa in Italia arriva dal Policlinico Gemelli. Vincenzo Valentini, direttore del Centro di Radioterapia Oncologica “Gemelli ART”, ha sviluppato il progetto Art4ART, un’iniziativa innovativa che integra arte e medicina per migliorare il benessere dei pazienti oncologici.
Art4ART rappresenta una delle diverse esperienze italiane che stanno esplorando vari aspetti dell’arte che cura: dall’arteterapia in pediatria agli ambienti biofilici, dalle installazioni interattive alle performance musicali in corsia. Tutte queste sperimentazioni confluiranno nel progetto HumanCare, creando una sintesi delle migliori pratiche italiane nell’umanizzazione delle cure.
Il progetto Art4ART prevede ambienti arricchiti da opere d’arte, musica, immagini e sale multisensoriali, con l’obiettivo specifico di alleviare lo stress e migliorare la qualità di vita durante le terapie. Valentini racconta che l’équipe ha iniziato anni fa intervenendo sui locali in cui i malati ricevevano le terapie, abbellendoli con riproduzioni artistiche e scene naturali, misurando poi l’impatto di questi interventi.
I risultati documentano una migliore tolleranza ai trattamenti, con effetti misurabili sulla riduzione dello stress e sul miglioramento della risposta immunitaria durante le terapie oncologiche. Il progetto rappresenta l’evoluzione più avanzata dell’approccio italiano all’arte che cura, integrando sistematicamente arte, medicina e tecnologia.
La Neurobiologia degli Spazi di Cura
Il dialogo tra salute e cultura è importante, non si tratta solo di suggestioni filosofiche, ma di esperienze che stanno dando risultati concreti.
Uno studio americano su pazienti con Long Covid e depressione dimostra che l’esercizio di una profonda meraviglia, in inglese Awe, riduce stress, ansia e depressione attraverso dinamiche misurabili che attivano specifici circuiti neurali, precisa Valentini.
Gli ambienti ospedalieri possono essere progettati per stimolare questa profonda meraviglia. Alcuni indicatori evidenziano l’effetto sul cortisolo della profonda meraviglia, un fenomeno rilevabile anche analizzando l’espressione dei pazienti attraverso un selfie. La tecnologia può misurare oggettivamente come gli spazi modificati influenzano la fisiologia del paziente.
Gli Ospedali Come Ecosistemi Sensoriali
L’umanizzazione degli ambienti ospedalieri, attraverso il design biofilico e l’integrazione di elementi naturali e artistici, è una tendenza in crescita. Esempi come il nuovo Centro di Diagnostica per Immagini Avanzato “Fondazione Roma” presso l’Ospedale Isola Tiberina – Gemelli Isola mostrano come spazi ispirati alla natura possano migliorare l’accoglienza e il benessere dei pazienti.
Immaginiamo reparti dove ogni ambiente è curato per stimolare specifiche reazioni terapeutiche. Sale pre-operatorie con video immersivi che trasportano il paziente in paesaggi rilassanti. Corridoi di degenza con installazioni interattive che cambiano in base all’ora del giorno e alle stagioni. Spazi comuni dove si organizzano mostre diffuse, magari pubblicizzate come veri eventi culturali aperti anche alle famiglie.
La realtà virtuale può trasformare una stanza d’ospedale in una finestra sugli Uffizi, sul Colosseo, nella Cappella Sistina.
Verso HumanCare 2026: L’Appuntamento di Portofino
Questo nuovo approccio, sta nell’idea di HumanCare – l’umanizzazione delle cure e degli ambienti di lavoro – il focus di Grandi Ospedali. Un movimento che troverà la sua sintesi nella seconda edizione di HumanCare, prevista a Portofino, 11 febbraio 2026, dove esperti nazionali e internazionali si confronteranno sui risultati delle sperimentazioni e sui modelli per il futuro.
Paolo Petralia, Antonio Barretta e Luca Baldino faranno gli onori di casa all’Italia dell’umanizzazione delle cure e del benessere organizzativo in sanità, presentando le eccellenze italiane nel panorama internazionale dell’arte che cura.
La Metamorfosi dei Luoghi di Cura
L’obiettivo è trasformare radicalmente l’esperienza ospedaliera. Non più corridoi che odorano di disinfettante, ma ambienti che profumano di gelsomino. Non più sale d’attesa anonime, ma spazi che curano attraverso la bellezza. Non più ospedali come luoghi di sopportazione, ma ecosistemi di guarigione integrale.
L’Arte Come Terapia: La Visione del Futuro
L’esperienza di Valentini dimostra come gli spazi possano diventare parte integrante della terapia. Se luoghi ricchi di arte e bellezza possono migliorare significativamente la tolleranza ai trattamenti oncologici, ogni ospedale può trasformarsi in un ambiente di guarigione integrale.
La visione del futuro prevede ospedali dove si prescriveranno non solo farmaci, ma anche esperienze artistiche e culturali personalizzate. Visite museali, concerti, esposizioni che diventano parte del percorso terapeutico, riconoscendo il potere curativo della bellezza e della cultura.
La Sfida del Futuro
L’auspicio condiviso da chi ha abbracciato il progetto HumanCare è dimostrare che gli ambienti ospedalieri possano essere progettati per curare attraverso tutti i sensi. La visione di questi professionisti è che la guarigione passi anche attraverso spazi che comunicano speranza invece di malattia, bellezza invece di ambienti freddi, vita invece di sopravvivenza.
Non è utopia, ma ingegneria degli ambienti di cura. Una medicina che riconosce che il “dove” si cura è importante quanto il “come” si cura. Una rivoluzione silenziosa che trasforma gli ospedali da fabbriche della salute in giardini della guarigione.
Perché se Mirtillo, il barboncino nano, può imparare a non tremare dal veterinario grazie a un ambiente ripensato, anche noi possiamo trasformare i nostri ospedali in luoghi dove si coltiva la vita, non dove si combatte solo la morte.